Lovegame (Yerin Baek) (2)

 

youtube è piena di cover con chitarra elettrica dell'assolo finale, con sintetizzatore nell'originale

https://www.youtube.com/watch?v=aKBaOkDY01g

https://www.youtube.com/watch?v=QRanLKu45uA

https://www.youtube.com/watch?v=XhSsLV75rIk 

https://www.youtube.com/watch?v=M-p_Xqre32w



tablatura 

Guitar1 (Chords Backing) 0:00 Guitar2 (Intro) 3:33 Guitar2 (Solo 1) 4:34 Guitar2 (Solo 2) 6:07

da ondarock  (Vassilios Karagiannis)

<<E allora parlaci di te, Yerin, confidaci i tuoi segreti, le aspirazioni che ti motivano, le paure che ti tengono sveglia la notte e, perché no, anche quel pizzico di rabbia necessaria a fronteggiare i torti subiti. Raccontaci tutto, noi siamo qua, pronti ad ascoltarti, senza alcun pregiudizio, piuttosto con la profonda ammirazione per chi, in fondo, sceglie la strada più complicata? Ma è davvero così complicata, a dirla tutta? Certo, rinunciare al supporto di un'etichetta di peso, in Corea, comporta rischi non da poco, se però hai dalla tua un percorso artistico definito e una personalità così sicura, allora puoi anche tentare la sorte e compiere il balzo. E metterti in proprio. Per poterti quindi raccontare in piena libertà, e magari togliere anche qualche sassolino dalla scarpa.
Interamente prodotto sotto la sua etichetta Blue Vinyl, “tellusaboutyourself” è album che poggia sulle solide basi del precedente, fortunato, “Every Letter I Sent You” e sviluppa un linguaggio ben più composito, tanto solido nelle sue sortite più sophistiottantiane, quanto deciso nei momenti spiccatamente dance ed estroversi, finora assenti nel repertorio dell'autrice. Sotto il segno di una nuova ridefinizione, il percorso indie di Yerin Baek non poteva partire con migliori promesse.
 
Ancora una volta interpretato interamente in inglese (ma dizione e testi segnano un netto passo in avanti rispetto alla prova precedente), l'album asciuga leggermente il minutaggio, in compenso arricchisce il lessico della sua firmataria, che si espone e si presenta senza nascondere l'eventuale imbarazzo sotto il tappeto, ma con una una libertà d'azione finalmente sfruttata senza limitazioni. Il lavoro si configura quasi come un'opera metropolitana, con ciascuno dei brani a rappresentare uno specifico passo nella presentazione della musicista, tutt'altro che timida nelle proprie confessioni.
Dopo il brioso slancio city-pop dell'introduttiva “Lovegame”, contrassegnata dall'efficace gestione dei bassi (un leit-motiv in tutti gli episodi più uptempo del disco), sono il rimpianto e l'imbarazzo a farla da padroni in “You're So Lonely Now....”, brano che intercetta le nuance r&b di “Our Love Is Great”, ma con un tocco decisamente più subacqueo, elettrico, che una chitarra elettrica puntella alla maniera della prima, immaginifica, Tinashe. E così si susseguono come una collana le vibranti sfumature synth-funk, in scia Blood Orange, di “I Am Not Your Ocean Anymore”, (quasi una sconfessione del precedente rammarico), la dolce malinconia bedroom di “Hall & Oates”, le aperture synthwave di “Ms. Delicate”, forse la più amara delle riflessioni sulla vita di coppia presenti nel disco. 
 
Se già una simile cinquina d'apertura getta all'aria le convenzioni eighties adottate nel primo full-length, è con la seconda metà che l'album prende pienamente quota, e azzecca i suoi momenti più interessanti. Difficile immaginarsi una vocalità così sospesa, cullante, sopra beat house, eppure momenti quali “Homesweethome” (eccellente elaborazione in chiave dreamy della garage che fu) e soprattutto “0415” (bass-house da ballare nel privato della propria stanza) palesano l'affinità dell'autrice per strutture più agili e scattanti, ben oltre le synth-ballad che hanno finora dominato il suo catalogo.
E se la rabbia di “I Hate You” si concede pure qualche insulto (le tastiere a seguire a ruota con enfasi drammatica), “Bubbles & Mushrooms” spinge fortissimo sul pedale 2-step, ma sa come accentuare il lato più doloroso della melodia, grazie a una gestione produttiva che dissolve nel feedback ogni presenza vocale, dando pieno respiro al quieto dinamismo del break strumentale.

Si chiude così uno dei dischi pop più raffinati e meglio cesellati del trafficatissimo 2020 coreano, un album che sancisce l'effettiva indipendenza creativa di Yerin Baek e il suo curioso lirismo anglofono. La tua presentazione non poteva essere più esaustiva. >>

(12/01/2021)


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